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Annuncio della Pasqua

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Il calendario o la successione delle feste è determinato dalla composizione di diverse varianti; l’anno solare sul quale è fondata la tessitura del ritmo settimanale (ferie), delle domeniche, delle feste fisse e il ciclo lunisolare per le feste mobili, prima fra tutte la Pasqua da cui deriva la determinazione di tutti i tempi liturgici dell’anno e le date delle altre feste mobili che da essa dipendono.    Possiamo solo accennare alle difficoltà della datazione della Pasqua, risolte con le dichiarazioni del Concilio di Nicea del 325, ma è senz’altro necessario ricordare che con lo stabilirsi della data della Pasqua, a partire dalle lettere festali del patriarca di Alessandria (che aveva il compito di trasmetterle in accordo con il papa di Roma a tutto il mondo cristiano per la celebrazione della Pasqua annuale) ancora oggi l’annuncio del giorno di Pasqua dopo il Vangelo dell’Epifania è la chiave di volta della epistemologia e della teologia di tutto il succedersi delle feste ...

Verbum caro factum est

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Dalla prima domenica di Avvento alla messa in die di Natale ho ascoltato cinquanta omelie (prevalentemente online, in diretta o in differita, e in presenza in una delle tante parrocchie romane).  Antoniazzo Romano, Natività,  Roma, Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini Oltre al disgusto che mi suscitano in generale questi “discorsi” o le parole di vescovi e preti che dobbiamo ascoltare e che producono ragionamenti senza stile (quindi senza forma oltre che senza contenuto, perché evidentemente non leggono un libro neanche per sbaglio) si vede che ancora l’omelia è un intermezzo in cui pronunciare falsità con cipiglio, per uscire fuori tema e parlare di qualsiasi cosa o sono manciate di minuti, sempre troppi, riempite per diffondere pensierini di autoaiuto, fandonie, vacuità o formalismi vari di cui noi fedeli pazienti proprio non abbiamo bisogno nonostante teniamo a mente quello che il clero sempre ricorda, come un mantra, il “potere ai la...

Libri liturgici "puri"?

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Nei secoli VI, VII e in particolare VIII si sviluppano e formano le fonti della liturgia che oggi possiamo studiare e leggere nei manoscritti che le tramandano. Si tratta ormai di codici da intendere come libri liturgici in uso. Data questa sommaria collocazione storica della base documentaria, sorgono alcune riflessioni.   Una certa letteratura liturgica ha definito questi manoscritti, fonti liturgiche “ pure ”; purezza non testuale, non del patrimonio manoscritto o di una forma liturgica primigenia e intatta ma perché aderenti a una certa categoria “romantica”, e poco attendibile, per indicare le fonti tra il IV e l’VIII secolo specificando una fase storica precedente alla “contaminazione” o “ibridazione” a partire dall’epoca carolingia e a seguire nei secoli successivi.       Qui abbiamo due possibilità   a. conservare, apprezzare e studiare il patrimonio liturgico che abbiamo ricevuto , con i segni della “vecchiaia” che testimonia il passaggio “meticcio” att...

Ad fontes. Due idee sparse

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  Due letture estive mi hanno portato a qualche considerazione sull’importanza delle fonti per lo studio della liturgia, come di molte altre materie.   Negli anni di studio a sant’Anselmo, presso il Pontificio Istituto Liturgico, alcuni docenti molto bravi insistevano sulla necessità di “tornare alle fonti”. Mi affascinava l’idea ma mi terrorizzava la prassi ideologica con cui si era soliti in quell’accademia tornare alle fonti per interpretarle “legati al presente” cioè a quella visione esclusivamente contemporanea della sfera liturgica. Era la linea dei conciliari che per riformare un’antica liturgia ne hanno costruita una per mezzo delle fonti liturgiche e patristiche, azzarderei nel dire totalmente nuova e raramente aderente al vero “storico” visto che le fonti liturgiche possedute ci danno solo alcuni ragguagli, spesso laconici, sulle liturgie dei primi secoli e quando le fonti si fanno più precise non lo sono al punto di consentirci una visione ampia e veritiera dell...

Introduzione allo studio dei libri liturgici

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Da aprile è disponibile nelle librerie con titoli in spagnolo e online (disponibile qui ) il mio ultimo libro stampato con i tipi del Centre de pastoral litúrgica di Barcellona .  Questo testo, presente nella collana Biblioteca litúrgica (n. 67), è uno strumento che ho impostato per gli alunni del corso di introduzione ai libri liturgici che ho tenuto presso il Pontificio Istituto Liturgico  del Pontificio Ateneo sant'Anselmo di Roma negli anni 2017-2018-2019.  Non si tratta quindi del libro del secolo o chissà di quale manuale pregiatissimo. Si tratta solo di modeste carte in cui io ho cercato di ricostruire il mio accesso allo studio dei libri liturgici. Ritengo infatti necessario che per parlare di liturgia, a qualsiasi livello, si debbano avere chiare le "entità" libri liturgici e il catalogo delle fonti manoscritte e a stampa che ha dato forma e struttura alla liturgia cattolica e, ancora oggi, nonostante la forma digitale del testo liturgico o dell'ipertesto lit...

Obbedienza e responsabilità

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Di fronte al tema liturgia suscitano imbarazzo le affermazioni di tanti padri spirituali, spesso sedicenti tali, che come il rifluire delle onde pontificano sulla portata immensa dell'obbedienza dei propri sottoposti sventurati alle direttive impartite, agli ordini spirituali e non dei superiori e la veemenza con cui ogni singolo "dibattito" o tentennamento nell’eseguire delle volontà umane rivestite arditamente di divini voleri sia tacciato, ostacolato, additato come diabolico. Tanta passione per delle volontà umane non trova coerenza sugli altari e nelle sacrestie. Per il mio approccio al libro liturgico, cioè alla liturgia che la Chiesa ha codificato, vale sempre il detto  di Fr. John Zuhlsdorf che ho fatto mio « Say the black, do the red – fa' quello che è scritto in rosso e di' quello che è scritto in nero». Tanto pragmatico quanto perso nel vuoto cosmico. Di fronte alle esternazioni che la retorica del post Concilio Vaticano II fa su...

Desiderio desideravi

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Parlare di liturgia oggi mi sembra sempre più un’azione bizzarra.  Infatti bisogna districarsi tra tradizionalisti e progressisti che hanno trasformato il culto in una faziosità politica che si esprime con la stessa violenza e cafonaggine della politica italiana e contemporanea molto lontana da quei principi evangelici di accoglienza e rispetto del prossimo che ogni minima società civile conosce e che spesso proprio nelle anticamere delle sacrestie delle chiese cattoliche si misconosce. Permane un “disprezzo” accademico che riduce la liturgia a pratica, dell’andare a destra o a sinistra, del tenere le mani giunte o di segnarsi al momento opportuno e che non riconosce dopo sessant’anni di concilio Vaticano II uno “spessore” teologico alla liturgia come fede celebrata e partecipazione ai misteri della redenzione. Si riduce la liturgia a esperienza spirituale, spesso individuale, culminante nella comunione frequente e frequentissima di quelli che vivono della messa come i martiri ...